Storia & Arte
Le pagine che seguono sono tratte da una guida artistica e teologica alla Chiesa della Creta, scritta dall’allora Parroco fra Marcellino Ripamonti e pubblicata nel 1988 in occasione del trentennale della Parrocchia.
Alla periferia di Milano nel dopoguerra le case spuntavano come funghi, era il tempo dell’industrializzazione e dell’immigrazione. Erano gli anni in cui a ondate successive arrivavano persone da tutte le altre regioni d’Italia attirate da un posto di lavoro.
Purtroppo nascevano le cosiddette «Coree», in questo modo erano chiamati alcuni stabili e caseggiati zeppi di immigrati e i quartieri dormitorio. C’era fame di case, ma anche fame di Chiese.
L’allora Cardinale Montini si prodigò per costruire Chiese nei nuovi quartieri che sorgevano alla periferia cittadina, questo per dare sia un punto di incontro agli uomini con Dio, ma anche per farli incontrare tra di loro.
Con le Chiese nascevano le nuove Parrocchie inserite nei problemi e nelle realtà quotidiane delle persone, con l’intento di aiutarle nella loro crescita spirituale e per una vera promozione umana. Dove non è stato possibile fare ciò ancor oggi si vedono le gravi conseguenze.
La Chiesa, luogo di incontro tra Dio e gli uomini
La Chiesa è un luogo di incontro tra Dio e gli uomini; è un luogo per la riflessione e la meditazione. Ogni essere umano dal più credente al più tiepido, non può pensare ad un mondo senza Chiese senza sentire in sé una gelida sensazione di vuoto: che sia un’umile e nascosta Cappella di campagna o una aristocratica ed orgogliosa Cattedrale gotica che sembra sfidare il cielo con le sue guglie, poco importa: anche il passante più distratto sente, vicina, una presenza che lo rassicura e lo accompagna nella sua vita quotidiana. Anche questo passante frettoloso sempre preso dall’ansia del quotidiano, sentirà prima o poi il bisogno di interrompere il suo cammino per trovare in questo edificio un momento di pace e di raccoglimento.
Ed ecco che la Chiesa, anche se solo per un attimo, diventerà per questa persona un rifugio, un momento di amore, quell’amore che dà pace ed autentica serenità.
No, è davvero impossibile pensare ad un mondo senza templi: il cristiano, l’ebreo, il musulmano, l’induista, le tribù più sconosciute e remote, hanno Dio e gli hanno da sempre dedicato un luogo, una casa per incontrarlo, per parlargli, per entrare in comunione con Lui, per ritrovare di nuovo il Suo amore.
Nel nostro quartiere, grazie ad una generosa benefattrice che aveva raccolto l’appello dell’Arcivescovo, fu possibile avere la Chiesa contemporaneamente alle case.
Con la Chiesa e le opere parrocchiali annesse, nasceva una comunità, si incontravano le prime persone in un contesto di stima reciproca. Gente di ogni ceto sociale, con le varie situazioni, problemi, preoccupazioni e gioie che ognuno si portava dietro come pure le varie abitudini, le mentalità, le esperienze religiose e anche un loro specifico modo di vivere la fede.
Un atto d’amore vuole essere questa guida che parla della nostra Chiesa, della nostra casa, di una presenza tanto indispensabile alla nostra vita. Una guida che vuole condurre il lettore per mano verso una realtà viva, dove il valore artistico si fonda con l’esperienza religiosa vissuta dalla gente che la frequenta.
In queste pagine si capisce come la chiesa di San Giovanni Battista alla Creta è stata pensata e realizzata dall’architetto Giovanni Muzio, non solo come casa di Dio, ma anche come casa del popolo di Dio.
Essa ha una specifica identità culturale che consiste nell’essere testimonianza di un’arte ispirata alla fede e di una comunità parrocchiale cresciuta nella fede, aiutata dall’arte.
Indice
La Chiesa
L’architettura di Muzio, la pianta
La facciata
Il portale, il Pulpito
L'ingresso
Il Battistero, la Cappella mortuaria, la rampa
Le navate
L’interno, le vele, i Sacramenti
Gli Altari laterali
I quattro Altari secondari
Il Presbiterio
L’Altare, l’abside
La Cappella
La Cappella di Sant’Antonio
La Dote
La Sagrestia, il lavabo. . .
I Santi
Le statue di Sant’Antonio e San Giovanni
L'organo
Lo strumento musicale
Il campanile
La torre campanaria
Gli artefici
I costruttori della Chiesa
Un po’ di storia…
Ecco la vita della comunità della Creta dalle origini ai giorni nostri. La Domenica 12 maggio 1946 il Corriere Milanese pubblicava un articolo intitolato:
IL NUOVO VILLAGGIO CREATO DAL “DONO SVIZZERO”
120 FAMIGLIE ALLOGGIATE IN 40 CASETTE DI LEGNO.
Alla fine della guerra attorno all’Ospedale Militare c’erano prati, fossi e cave per la sabbia, e tante zanzare. Il villaggio è il frutto di una iniziativa di solidarietà della Caritas, con sede a Lugano, verso la città di Milano. Tra gli abitanti esisteva la vera solidarietà, erano uniti come una famiglia; i negozi erano lontani ed era allora naturale prestarsi quanto necessario al momento. Si può ben dire che da questa convivenza sia nata a poco a poco una vera comunità, la prima cellula della Comunità della Creta.
Cominciavano a spuntare le prime case, Via Inganni n. 52 e n. 64, Via degli Astri n. 22 e n. 26 e la casa d’angolo Via Saint Bon. I mezzi pubblici più vicini erano il tram 34 in Via Forze Armate e il tram 8 che terminava in Piazza Tirana.
Il “piano Montini” per le nuove Chiese e la donazione Cabassi
La città di Milano diventava sempre più grande e sorgevano in periferia numerosi quartieri privi della Chiesa. L’Arcivescovo di Milano, Card. Montini, si fece carico di questo problema pastorale e promosse un piano per realizzare le nuove Chiese.
La famiglia Cabassi era allora proprietaria di molti terreni a ovest della Via Inganni. Consigliata da fra Zucca, frate minore francescano, la signora Luisa Farina vedova Cabassi acconsentì a far costruire a sue spese una nuova Chiesa con annesso convento per i frati, ponendo alcune condizioni: l’affidamento ai frati minori francescani della futura Parrocchia e la costruzione di una cappella mortuaria a lato della Chiesa per la famiglia Cabassi.
Il progetto della Chiesa fu affidato all’architetto Muzio di fama internazionale. E la Chiesa si trovò così al centro del quartiere: il Comune tracciò le vie circostanti e con apposita delibera le intitolò al nome degli uccellini cari a San Francesco.
Nasce la Parrocchia della Creta.
Padre Benedetto nominato Parroco
1959 – 1967
Con la Benedizione Solenne impartita dal Card. Montini in data 19 ottobre 1958 si svolge il rito di inaugurazione della nuova Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista alla Creta. I primi francescani chiamati dal Provinciale alla cura dei fedeli sono: fra Alfredo, fra Michelangelo, fra Genesio, fra Ercolano, fra Martino. Fra Benedetto Ghidotti viene nominato Parroco e fa il suo ingresso nel mese di giugno 1959. Nei nove anni di presenza, fra Benedetto si dedica con passione a intessere rapporti di amicizia con i parrocchiani, riuscendo con la sua grande carica di umanità a unire tra di loro le molte famiglie che arrivano da ogni parte di Milano. Si viene così a creare una vera comunità e si gettano basi solide per il futuro. E’ presente in Parrocchia un folto numero di laici animati dalla Azione Cattolica e da subito nascono iniziative nel campo sociale: il Patronato ACLI e la Conferenza di San Vincenzo. Le suore francescane, che gestivano l’asilo nella chiesetta del villaggio svizzero, si trasferiscono nei locali del seminterrato del convento: è il tempo di suor Luciana e suor Clelia.
Araldo del Vangelo
Padre Marcellino nominato Parroco | 1967 – 1971
Fra Marcellino Ripamonti arriva alla Creta con la fama di predicatore e come uomo di azione e di forte carattere, e si fa subito conoscere nelle omelie della S. Messa.
Ogni circostanza ogni occasione è buona per annunciare il Vangelo: nei diversi pellegrinaggi, nelle visite guidate ai santuari e ai conventi francescani; nelle lezioni bibliche, nei caseggiati riunendo insieme diverse famiglie. Fonda “la Voce” come strumento per arrivare a tutti i parrocchiani. Sono gli anni del dopo-Concilio nei quali si cerca di dare attuazione alle forti innovazioni proposte: nel campo della liturgia innanzitutto con le modifiche dell’altare, poi sulla responsabilità dei laici nella Chiesa. Camminando in questa direzione il Parroco promuove il 1° Consiglio Pastorale, affida ai laici la preparazione dei fidanzati, forma il gruppo che si occupa dei Battesimi, apre la nuova Sala della Comunità alle attività del Centro Culturale. Per tutte queste attività occorrono sempre nuove forze e qui va riconosciuta la sua grande capacità di chiamare e motivare i laici alla partecipazione. A partire dagli anni ’80 la Parrocchia si apre verso il quartiere con la settimana di festa de “I GIORNI DELLA CRETA” che sono insieme gioco, cultura e accoglienza.
Educazione e animazione
Principale collaboratore del Parroco è stato fra Emilio Ceriotti, assistente dell’Oratorio, il quale si era circondato di un gruppo di giovani molto preparati e impegnati. Educare attraverso il gioco è stata la grande scommessa di quegli anni, e il “Grande Gioco” rappresentava la sintesi operativa: costruire costumi e maschere, spade e cannoni, velature e razzi interplanetari, usando rottami e materiale di scarto, riciclando ogni cosa secondo il “metodo robinsoniano”. Lavorare giorno per giorno con i ragazzi fino al Carnevale, oppure per la Festa di Apertura ai primi di ottobre. Arrivando anche a partecipare alle sfilate cittadine in Piazza Duomo.
Nel campo pastorale, per la preparazione dei bambini alla Prima Comunione e alla Cresima, fra Emilio si avvaleva di un nutrito gruppo di catechiste: madri di famiglia che si impegnavano nelle varie classi e si preparavano al compito loro affidato con corsi di formazione religiosa. Infine l’attività oratoriana prevedeva durante l’anno campi estivi al mare o ai monti, gite con la S. Messa al campo e ritiri spirituali.
La missione popolare
Padre Giancarlo nominato Parroco | 1991 – 2003
Al termine di un lungo periodo di presenza di fra Marcellino, il nuovo Parroco inizia il suo ministero nel segno della continuità caratterizzandolo in Cristo nella Parola e nell’ascolto. Emergono tuttavia avvenimenti di grande rilievo: nel 1996 si svolge la Missione popolare con la presenza dei Padri Oblati di Rho. E’ la proposta forte per tutta la comunità di ravvivare la propria fede. Nascono i Gruppi di Ascolto che portano il Vangelo nelle case. Contemporaneamente inizia anche un Centro di Ascolto per i più bisognosi. Dopo aver ottenuto l’accesso ai finanziamenti, si realizzano le opere di restauro della Chiesa, compresa la pulizia dei mosaici e del Battistero; il convento viene dotato di un ascensore e del nuovo impianto di riscaldamento. In questi anni prende vita la Polisportiva con la partecipazione di alcuni padri di famiglia, con l’intento di avvicinare allo sport i ragazzi del quartiere. E viene costruita una struttura coperta per le varie attività.
Un aspetto poco conosciuto di fra Giancarlo ci rivela la sua grande attenzione verso i giovani “lontani”: sono quelli che occupano il sagrato senza mai varcare la soglia della Chiesa. Con paziente accostamento si propone a loro come un compagno di strada, creando un clima di tolleranza e di amicizia. Qualcuno di loro intrattiene ancora oggi rapporti con lui nel ricordo di un frate minore vicino e disponibile all’ascolto.
Un dono della Provvidenza
Padre Andrea Pagliari nominato Parroco | 2004 – 2006
La sua presenza tra noi per soli due anni è stata come un soffio dello Spirito che passa e anima la comunità e getta una seme per il futuro. Così è stato per noi padre Andrea. Ai mesi di presenza da Parroco si sovrappongono nella memoria le immagini della sua attività di assistente dell’Oratorio negli anni ’80.
Parlare di fra Andrea è facile ed è difficile nello stesso tempo perché era una persona molto umana e completa nella sua personalità di frate minore e di pastore. Non gli mancava proprio nulla. Aveva un carattere allegro, socievole ed ottimista. Era un sacerdote amico e fratello, che dava fiducia a chi l’avvicinava, facendolo sentire subito a proprio agio. Usava un linguaggio semplice e comprensibile pur esponendo verità evangeliche che amava arricchire con episodi umoristici e concreti. Si immedesimava nei nostri problemi e ci suggeriva di risolverli con l’amore e la pazienza. Era sempre col volto contento e col suo sorriso conquistava il cuore di tutti. Tutto era possibile per lui e sdrammatizzava ogni cosa con parole semplici ma convincenti. Questa sua grande disponibilità si rese manifesta con la sua attenzione agli ultimi. E con due iniziative che riempiono di significato il suo essere pastore della comunità: una particolare visita nel giorno del compleanno agli anziani ultranovantenni, portando il suo dono; la formazione del gruppo “il 3° Giorno” per dare aiuto morale e conforto a chi ha perso prematuramente il consorte o un bimbo in tenera età.